sabato 31 ottobre 2015

Sonno addio, in agguato “effetto jet lag” da fine vacanze: che fare

Come se si tornasse da un viaggio dall'altra parte del mondo o, almeno, da un altro fuso orario: stanchi, sfasati, irritabili, appannati dal poco sonno. Contro il jet lag da vacanze in agguato serve almeno una giornata cuscinetto, una sorta di ammortizzatore da porre tra la fine delle ferie e il ritorno al lavoro. 

Sarebbe meglio trascorrere un giorno in più a casa prima di tornare alle incombenze quotidiane, per affrontare con calma quelle più strettamente personali e riguardanti la famiglia.

E' uno dei consigli di Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno onlus che ricorda come «le vacanze estive possano destibilizzare il ritmo sonno-veglia di un'intera famiglia, determinando, al ritorno dalle ferie, seri problemi nella ripresa delle abitudini quotidiane».

Secondo Peverini il primo allarme è provocato proprio dall'effetto lunedì: questo è il giorno della settimana che spesso coincide con la ripresa di tutte le attività. «Il cambiamento di ritmi durante le vacanze - aggiunge - comporta anche un'alterazione dei ritmi biologici dei principali ormoni che perdono la loro naturale sincronia. Si è esausti al mattino e formidabili la sera. Proprio come avveniva in vacanza».

In questo caso, secondo l'esperto, sarà fondamentale provare ad andare a letto prima del solito, anche un'ora o due, il sabato e la domenica. Altro accorgimento, spiega Peverini, quello di «tornare rapidamente a pasti regolari perché questo influenza positivamente l'orologio interno e migliora la gestione delle variazioni di fuso orario o degli orari di lavoro».

Non solo il sale, anche lo zucchero causa ipertensione

Anche lo zucchero, oltre al sale, gioca un ruolo importante nell'ipertensione arteriosa, che a sua volta è uno dei principlai fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Anche se sul banco degli imputati è uno solo dei due componenti dello zucchero comune: il fruttosio.. 

Citando dati e studi pubblicati, ne ha aprlato Simonetta Genovesi, della clinica Nefrologica dell'università Milano-Bicocca (ospedale San Gerardo di Monza) ad un incontro su “Quando il cibo può far male ai bambini” promosso a Milano dal Collegio italiano dei chirurghi nell'ambito di Expo 2015.


La professoressa tiene a precisare subito che, nonostante il nome, la quantità di fruttosio che si trova nella frutta è «assolutamente trascurabile» mentre rappresenta il 50% dello zucchero comune o sacacrosio (l'altro 50% è glucosio), il 60% degli sciroppi di fruttosio generalmente utilizzati dall'industria dolciaria e il 100% dei dolcificanti al fruttosio.

Ebbene - sostiene Genovesi - «nel bambino e nell'adolescente gli alimenti con aggiunta di fruttosio costituiscono una delle principlai fonti di acido urico» e «numerosi studi hanno dimostrato che esiste un'associazione tra i livelli di acido urico e ipertensione», tanto che «sempre maggiori evidenze suggeriscono che l'acido urico debba venir considerato un marker di rischio cardiovascolare nell'adulto».

Durante l'incontro sono stati citati studi Usa sulal rivista Hipertension dove si conclude che «nei bambini e adolescenti la presenza di ipertensione è associata a più alti livelli di acido urico» dati confermati sui bambini italiani dalla stessa Genovesi.

Secondo la ricercatrice la fame di zucchero è correlata a quella del sale (il più noto tra gli ipertensivi). Negli adulti e nei bambini. In aprticolare accade che i bambini che bevono di più perché mangiano troppo salato (sono il 40% dei piccoli fino a 3 anni e il 70% di quelli fino a 6 anni) hanno preferenza, invece che per l'acqua, per le bevande gassate e zuccherate (molto spesso con sciroppi di fruttosio) sommando così le azioni negative dei due prodotti.

Oms, anche il caffè sotto accusa: indagine sulle sostanze usate dall'industria

C' è anche il caffè tra le sostanze sotto investigazione da parte dell'Iarc, l'agenzia dell'Oms per la ricerca sul cancro che ha condannato carni lavorate e rosse. 
Secondo il sito dell'agenzia le prossime monografie in programma riguarderanno una serie di sostanze chimiche usate nell'industria e poi, a fine maggio 2016, il caffè e altre bevande calde.

Il primo meeting, previsto nella settimana tra il 2 e il 9 febbraio 20116, riguarderà un elenco preliminare di sette molecole tra cui una della classe dei bisfenoli, già conosciuti perché interferiscono con alcuni ormoni umani, la dimetilformammide, uno dei principali solventi usati nelle reazioni chimiche e l'idrazina. che fra i vari utilizzi ha anche quello di propellente per alcuni tipi di razzi.

Tra il 24 e il 31 maggio 2016 verra affrontato invece dagli esperti dell'Iarc il tema “caffè”, Mate e altre bevande molto calde. Per questa monografia la fase di raccolta dati, in cui chiunque può segnalare studi scientifici riguardanti la cancerogenità, si chiuderà il prossimo 22 aprile mentre la ricerca degli esperti che faranno la valutazione si è chiusa lo scorso 25 settembre.

Denti, spazzolarli con il dentifricio per 4 minuti

Spazzolarli per almeno 4 minuti perché i due canonici non bastano, via libera al test-spia delle gengive che con una sonda speciale riesce a fare la diagnosi in appena 5 minuti. Promossi scovolini e spazzolini elettrici da preferire a quelli manuali e al filo interdentale perché più efficaci nel rimuovere la placca. 

Semaforo verde anche per i colluttori ma solo dietro consiglio del dentista. Prevenzione e diagnosi precoce consentirebbe di risparmiare ogni anno quasi un miliardo di euro. Sono i contenuti delle prime linee guida mondiali sulla prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie parodontali, promosse dalla Società italiana di parodontologia e implantologia, insieme alla European federation of periodontology, l'American academy e periodontology e l'Asian Pacific society of periodontology.


Il problema delle gengive dolenti, arrossate e infiammate che sanguinano quando si spazzolano i denti e in qualche caso ne lasciano uno o più di uno un po' scoperti riguarda circa 20 milioni di italiani over 35, ma poi si rendono conto che si tratta di sintomi da non sottovalutare: la gengivite non curata si trasforma spesso in parodontite, la sesta malattia più frequente al mondo e, nella sua forma grave, la prima causa di perdita dei denti.

In Italia la parodontite grave colpisce tre milioni di persone, che spendono per la patologia e le sue conseguenze un miliardo di euro l'anno soprattutto per rimpiazzare i denti persi.

«La parodontite è un'infiammazione profonda delle gengive provocata dai batetri presenti nella placca dentale non adeguatamente rimossa con una corretta igiene orale - spiega Maurizio Tonetti, presidente della Società italiana di parodontologia e implantologia - Purtroppo la maggioranza si allarma solo quando sente i denti muoversi, così la conseguenza, se la malattia non viene trattata adeguatamente e in tempo è la perdita dei denti».

Sudorazione eccessiva: cause

Sudorazione eccessiva: quali sono le cause e quali i rimedi da adottare? Di certo il tutto si configura come un problema, nel momento in cui l’iperidrosi si configura come una situazione patologica, che può essere dovuta a vari fattori, non ultimi l’ansia e lo stress o le alterazioni della tiroide. In generale dobbiamo ricordarci che la sudorazione può essere vista come una reazione naturale del corpo in risposta all’aumento della temperatura dell’ambiente. Però a volte la sudorazione può essere eccessiva e può interessare soprattutto le ascelle, le mani, il viso e i piedi.

Se consideriamo le cause della sudorazione eccessiva, dobbiamo ritenere responsabile del fenomeno il sistema nervoso autonomo, il quale, agendo attraverso il sistema nervoso simpatico, produce una elevata quantità di sudore.
Le cause sono essenzialmente di natura fisica o psicologica. In base alle cause, vanno distinti anche i tipi di sudorazione. Si ha un’iperidrosi primaria, quando il problema non può essere rapportato ad una causa specifica. Si è in presenza invece di unaiperidrosi secondaria, quando la sudorazione eccessiva è causata da malattie come l’obesità, ipertiroidismo o le patologie psichiatriche.
Ricordiamoci comunque anche che l’eccessiva produzione di sudorepuò essere determinata da alterazioni endocrine dovute alla menopausa, dall’utilizzo di specifici farmaci o dal consumo eccessivo di cibi e integratori che contengono caffeina.
Sudorazione eccessiva: rimedi farmacologici
rimedi farmacologici contro la sudorazione eccessiva non possono essere diretti, ma si deve rintracciare la causa che sta dietro all’iperidrosi. A questo punto, sotto stretto controllo medico, possono essere prescritti degli ansiolitici o dei sedativi, per tenere sotto controllo l’emotività e inibire in questo modo l’eccessiva attività delleghiandole sudoripare.
In casi di sudorazione eccessiva generalizzata è possibile fare ricorso a degli anticolinergici in compresse sotto prescrizione medica. In ogni caso si deve tenere presente che questi farmaci hanno deglieffetti collaterali evidenti, come problemi visuali.
L’utilizzo di antitraspiranti
Per combattere l’iperidrosi si possono usare anche degliantitraspiranti. La ricerca scientifica attribuisce una certa efficacia al cloruro di alluminio, che va messo sulla pelle due o tre volte la settimana. Bisogna stare attenti perché il cloruro di alluminio, se usato per molto tempo, può causare delle irritazioni.
Se si presentano delle reazioni topiche, è meglio sospendere il trattamento. Inoltre bisogna ricordare che il cloruro di alluminio risulta efficace nelle forme lievi di sudorazione eccessiva.
La ionoforesi
La ionoforesi consiste nel somministrare ai palmi delle mani e alle piante dei piedi, mentre sono immersi in un liquido, della corrente continua a bassa intensità. Tutto ciò serve a chiudere i dotti delle ghiandole sudoripare per un certo periodo di tempo, che comunque varia da persona a persona.
Si rivela una tecnica efficace soprattutto nel caso dell’iperidrosi palmare. Bisogna comunque fare attenzione, anche perché il meccanismo d’azione della ionoforesi non è stato chiarito del tutto: si ipotizza che la corrente determini un ispessimento microscopico dello strato superficiale.
Sudorazione eccessiva: rimedi naturali
Esistono anche dei rimedi naturali contro la sudorazione eccessiva, che possono essere utili anche quando essa si manifesta in testa o nel caso di una sudorazione eccessiva notturna.
Possiamo ricorrere all’olio essenziale di salvia, che va aggiunto nell’acqua tiepida per fare un bagno oppure possiamo ricavarne un infuso da bere. La salvia ha proprietà assorbenti e antibatteriche: se ad essa aggiungiamo lavanda e timo, ne ricaveremo un’efficacia maggiore.
Da non dimenticare l’argilla verde. Dovremmo aggiungerne 200 grammi nella vasca in acqua tiepida. Utile anche il decotto a base di estratto secco di quercia.
Sudorazione eccessiva: vestiti da indossare
Per combattere l’eccessiva produzione di sudore, bisogna stare attenti anche ai vestiti che si indossano. Sono da preferire i vestiti di cotone, perché tali fibre consentono all’aria di passare sulla pelle. Meglio evitare abiti con fibre di poliestere o nylon.
Un’altra fibra naturale da tenere in considerazione è il lino. Naturalmente sono da tenere in considerazione gli indumenti leggeri in generale.

Raffreddore e chili di troppo? Ecco la dieta che tiene al riparo dai malanni di stagione

Iniziare a mettersi in forma per l’estate fuggendo all’influenza stagionale e ai raffreddori? È possibile, basta fare attenzione a quello che viene messo nel piatto.
Per rafforzare le difese immunitarie e non appesantire il nostro corpo è necessario, per prima cosa scegliere frutta e verdura di stagione il più possibile freschi e coltivati con metodi naturali.

Non sarà un piacere per la vita sociale ma lo è per la salute, l’aglio è infatti un potente antibiotico naturale, antisettico e antivirale. Grazie alla quantità di sali minerali, vitamine e ferro, combatte con efficacia febbre, malattie infettive e catarro. Un piccolo trucchetto per evitare che allontani chi sta intorno a voi? Cuocerlo prima di mangiarlo. Ok anche alle cipolle, ricche di vitamina c e ottime per combattere la ritensione idrica.  Spazio agli agrumi, ricchi di vitamina c e valido sostituto del latte la mattina. In questo modo la colazione sarà sana, light e ricca di vitamine che prevengono l’insorgere dei mali di stagione.  Broccoli, sedano e verdure di stagione al vapore con un filo d’olio aiuteranno il benessere dell’organismo e il corretto funzionamento dell’intestino. Se hai voglia di cibi caldi non dimenticare che ti basta pochissimo per preparare una salutare zuppa: piselli, oppure un mix di carote, zucca e patate.  Non proprio indicati sono latte e formaggi, anche perchè sembra che aumentino la produzione di muco. Ok invece a tè, tisane e frullati freschi in modo da curare la giusta idratazione e ricaricare di vitamine all’organismo.  Peperoncino, curcuma e curry sono dei validi alleati contro gli stati infiammaori e le congestioni, inoltre insaporiscono senza apportare grassi agli alimenti.

Capelli puliti senza lavarli: ecco come fare

Avere i capelli puliti è sempre una sensazione piacevole, ma non sempre si ha la possibilità o il tempo di lavarli. In caso di emergenza, si può ricorrere a un metodo naturale e semplice: lo shampoo a secco. Anche se è possibile trovarlo in commercio, prodotto da diversi marchi, si può anche produrlo in casa con pochi ingredienti.

La ricetta è stata suggerita su Cosmopolitan dalla dottoressa Barbara Bertoli. Tutto ciò che serve è un cucchiaio di cacao in polvere, un cucchiaino di amido di mais e due cucchiai di bicarbonato di sodio. Si mescolano le polveri e poi, se lo si ha ha disposizione, si inseriscono in un contenitore con tappo forato (come quelli per il talco), e lo si ditribuisce sui capelli.
Questi i passaggi da seguire: fare la riga in mezzo e spolverizzare, ripetere l’operazione con la riga a destra e a sinistra. Poi si massaggia e spazzola a testa in giù per rimuovere i residui di polvere.

I dieci batteri che si trovano sui cellulari e il rischio per la salute di chi li tocca

Il telefono cellulare, che sia di ultima generazione o un modello basic, è un vero e proprio ricettacolo di germi e batteri che a lungo andare possono causare danni alla salute di chi vi entra a contatto. Secondo una classifica stilata dal sito Focus, sono dieci i batteri presenti in media sui telefoni. Eccoli in ordine crescente:  Muffe - Presenti sul 10% dei telefoni, se inalate possono causare difficoltà respiratorie.  Lieviti - Secondo uno studio turco condotto su 200 cellulari in possesso del personale sanitario di un ospedale, lieviti e funghi sono presenti sull’11,9% dei dispositivi.

Corynebacterium - Si tratta del batterio all’origine della difterite. Nel 2014 dei ricercatori dell’Università dell’Oregon ne hanno trovati campioni su alcuni cellulari, ma si trattava probabilmente di forme non infettive, poiché il responsabile della malattia infettiva delle vie aeree è poco aggressivo nei paesi occidentali a causa dei vaccini.  Coliformi - Sono batteri generalmente presenti nel terriccio e nelle feci, come l’Escherichia coli, ma fino a quando la loro quantità resta ridotta non costituiscono un rischio grave per la salute.  Escherichia coli - Questo batterio fecale merita una voce a parte. E’ indispensabile al processo digestivo e si trova, per l’appunto, nelle feci. La sua presenza sugli schermi dei telefoni è pericolosa perché potrebbe andare a contaminare i cibi toccati successivamente e causare diarrea emorragica, anemia e insufficienza renale. Streptococco - Presente in due forme. Quella di tipo A è pericolosa per i più piccoli, respondabile delle faringo-tonsilliti in età pediatrica. Nella forma di tipo B è dannosa anche per gli adulti.  Staffilococchi coagulasi negativi – Si tratta di batteri difficili da debellare e responsabili del 30% delle infezioni sanguigne. Studiosi ghanesi li hanno rintracciati sul 15% degli smartphone presi in considerazione.   Staphylococcus aureus. – Molto facile da riscontrare sui cellulari del personale sanitario (secondo uno studio del 2009 lo si trova sul 52% del campione), questo batterio non risponde agli antibiotici.  Clostridium difficile – Responsabile di diarrea e irritazione del colon, questo tipo di batterio sarebbe molto difficile da debellare con una semplice pulizia dellos chermo. E’ particolarmente aggressivo negli anziani e nei soggetti con basse difese immunitarie.  Pseudomonas aeruginosa – In cima alla classifica, il batterio più presente e resistente agli antibiotici.

Dimagrire mangiando? Sì a umami, zenzero, prezzemolo e…

La cultura occidentale, ossessionata dall’estetica delle magrezza e della prestanza fisica, potrebbe trarre grande vantaggio dall’umami, il quinto gusto, presente in molti piatti della cucina cinese e giapponese, e in svariati cibi – tra cui carne, pomodoro e parmigiano.
L’umami, a beneficio di chiarezza, potrebbe essere tradotto col nome scientifico di glutammato monosodico, il sale di sodio dell’acido glutammico, uno dei 23 aminoacidi naturali che costituiscono le proteine.

Secondo una ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, infatti, le proprietà di questo additivo, che esalta la sapidità dei cibi, darebbero un apporto sostanziale al senso di sazietà, facendoci mangiare di meno. Una vera svolta per qualsiasi regime alimentare, soprattutto di chi è a dieta e vuole dimagrire. L’esperimento svolto nel corso della ricerca prevedeva che a un certo numero di persone venisse offerta la stessa colazione, ma solo in alcune di esse era stato aggiunto l’umami.E a mangiare di meno sono stati proprio quelli a cui era toccato quest’ultimo tipo di pasto: si sentivano sazi prima degli altri grazie all’umami presente nella loro colazione.  Non è la prima volta che un condimento o un cibo viene evidenziato per il senso di sazietà che può dare, riducendo allo stesso tempo la voglia di mangiare: anche il pepe e il peperoncino innescano lo stesso meccanismo, anche se non si è ancora riusciti a capire come l’aggiunta di un condimento a una pietanza possa modificare l’appetito. Il peperoncino, si sa per certo, stimola il metabolismo, facendo bruciare più energia all’organismo. Ma l’effetto piccante diminuisce con l’aumento dell’assunzione: più si spolverano i cibi di peperoncino, più il senso di sazietà si allontana, poiché ci si abitua al gusto. Lo stesso non si verifica se il peperoncino è sintetizzato in una pillola, ad esempio in un integratore: in questo caso il nostro cervello non attiva lo stesso meccanismo che si ha quando la polvere piccante cade a pioggia su un bel piatto fumante di fettuccine. Ma vi sono altre spezie consigliate per chi è a dieta: lo zenzero, l’aneto e il prezzemolo.  Passando ai cibi, le vere regine di una dieta alimentare finalizzata al dimagrimento sono le verdure, ancor meglio se schiacciate in forma di purè: qui l’effetto ammazza-appetito raggiunge l’apice. Facile capirne il motivo: se le verdure sono nascoste tra i cibi, sminuzzate in piccolissime parti, avremo voglia di mangiare di meno. Pur non vedendole, infatti, le avremo assunte, saziandoci prima.

Caffè, 3-5 tazzine al giorno “puliscono” le coronarie: ridotti i rischi per il cuore

Il caffè protegge il cuore. Dalle tre alle cinque tazzine al giorno possono ridurre il rischio di un attacco cardiaco o di un ictus.
A svelarlo è uno studio internazionale condotto su 25mila persone (uomini e donne di mezza età) e pubblicato sulla rivista scientifica “Heart”. La firma è del Kangbuk Samsung Hospital di Seoul (Corea del Sud).

Lo studio ha dimostrato che chi ne beve 3-5 tazzine al giorno ha le coronarie più pulite. Tutte le persone coinvolte nella ricerca erano sani o comunque senza sintomi evidenti di malattia cardiaca. Poi, però, quando sono stati sottoposti ad esami diagnostici per visualizzare lo stato delle coronarie, è emerso che per uno su dieci di loro le arterie del cuore presentavano depositi anche cospicui di calcio.
Le coronarie sono basilari per il benessere perché è proprio quando si ostruisce uno di questi vasi che può arrivare l’infarto. Confrontando queste informazioni con i dati sul consumo quotidiano di caffè di ciascun partecipante, è emerso che coloro che consumavano 3-5 tazzine al dì avevano le arterie del cuore più pulite e più sane.

Prostata, problemi per 7 milioni di italiani. Ma la metà li ignora. Il test

Quasi sette milioni di uomini in Italia soffrono di ipertrofia prostatica benigna, una malattia che potrebbe essere trattata senza problemi e che invece viene ignorata in metà dei casi, portando a disagi molto grandi che arrivano a subordinare la propria vita alla vicinanza di un bagno.   Le cifre sono state date dalla Società italiana di Urologia (Siu) in occasione del congresso di quella europea che si è appena aperto a Madrid. Il problema, hanno spiegato gli esperti, riguarda metà dei cinquantenni, il 65% dei sessantenni e l’80% dei settantenni. Percentuali dimezzabili se la malattia fosse affrontata per tempo.

Mentre invece viene ‘accettata’, ingiustamente, come naturale conseguenza del processo di invecchiamento.  «Gran parte dei pazienti – spiega Vincenzo Mirone, Professore Ordinario della Facoltà di medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli e Segretario Generale della Società Italiana di Urologia (SIU) – considera i disturbi urinari come fisiologici, normali, e sono rassegnati a sopportarli. Si stima, infatti, che meno del 50% degli uomini che presentano difficoltà urinarie si rivolge ad un medico».  Sono proprio i medici di base, continua Mirone, che potrebbero avere un ruolo importante nel fare da sentinella, ad esempio quando i pazienti vanno a chiedere un ‘aiutinò per le disfunzioni sessuali, che insieme ai problemi di incontinenza sono i sintomi più evidenti della malattia. «Le linee guida internazionali non lasciano spazio a dubbi – aggiunge Mirone -. Tutti, ma proprio tutti, i maschi di 50 anni e oltre dovrebbero essere intervistati dal medico sull’Ipertrofia prostatica benigna e informati su ciò che rischiano e su come invece il problema è facile da risolvere se individuato in tempo».   IL TEST 
Si è alzato almeno due volte a notte nell’ultimo mese per urinare? Durante il giorno ha difficoltà a trattenesi? Ha la sensazione di non riuscire a svuotare la vescica? Sono tre semplici domande la chiave per identificare l’ipertrofia prostatica benigna. «Una sola risposta positiva – spiega Mirone – è sufficiente per mettere in guardia il medico sulla possibilità che un paziente sia affetto da Ipertrofia prostatica benigna». «Si tratta, quindi, di uno strumento estremamente utile per facilitare il dialogo tra medico e paziente sia nella prima visita che nelle successive, consentendo anche di monitorare gli effetti della terapia», raccomanda l’urologo.  Non deve essere la paura di un intervento chirurgico a trattenere chi soffre di ipertrofia prostatica benigna dal parlarne con il medico: «Solo il 20-30% dei pazienti – afferma – viene operato. Per il resto ci sono farmaci che lavorano sullo svuotamento della vescica o proprio sul volume prostatico, o ancora la combinazione di entrambi, più efficace quando la prostata è molto ingrossata, come ha evidenziato per la prima volta lo studio Conduct».

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